Quello che ho detto ho detto. E qui lo nego! (Totò).
Uno dei sintomi del degrado di questo paese è il fatto che la nostra classe politica perda tempo a discutere della RAI, un'azienda decotta che un tempo insegnò l'italiano a milioni di persone, oggi promuove l'analfabetismo di ritorno. Negli altri paesi non è così. In Gran Bretagna gli uomini di governo non si attardano a discutere della BBC né in Germania della ZDF, negli Stati Uniti, poi, esiste una rete pubblica, la PBS che, senza canone né pubblicità, ha una programmazione di altissimo livello.
Qui da noi a occuparsi della RAI c'è una commissione parlamentare di vigilanza che, come tutte le commissioni di controllo, hanno una presidenza attribuita all'opposizione. Così, quando la commisione si insedia, l'opposizione propone il nome di Leoluca Orlando per la presidenza, ma alla maggioranza non piace e dopo qualche mese di stallo eleggono, con un'avvilente furbata, un altro rappresentante dell'opposizione: Riccardo Villari.
In un paese normale, un politico eletto a una presidenza contro il volere del suo partito si dimetterebbe. In Italia no. Mai lasciare una poltrona.
E così parte una delle più strepitose pantomime degli ultimi anni.
I leader dell'opposizione assicurano che Villari si dimetterà ma lui, un tostissimo ex dc, ex udeur, ex margherita, oggi pd, uno per il quale cedere una presidenza è come morire, tergiversa. Incontra Veltroni, poi il presidente del Senato, poi quello della Camere (per fortuna il Presidente della Repubblica non gli concede udienza), poi stremato dai troppi incontri stacca il cellulare e sparisce, dopo aver dichiarato: "Mi dimetterò quando si troverà l'accordo su un altro nome". Nel frattempo l'accordo sul nuovo presidente si trova. Sarà Sergio Zavoli, senatore, già presidente della RAI, classe 1923.
A questo punto Villari si dimetterà, assicurano i vertici del pd. E invece, lui dichiara: "Non sono il problema ma la soluzione", "Contro di me minacce inaccettabili", "Io rappresento le istituzioni" e per chiudere: "Non mi dimetto".
Adesso tutti a chiedergli di dimettersi, perfino Berlusconi. Ma non potevano pensarci prima? L'attuale legge elettorale ha tanti limiti e un vantaggio: i partiti possono sapere in anticipo, con precisione millimetrica, chi sarà eletto in Parlamento. E' chiedere troppo di candidare gente affidabile? La prossima volta facciamo un sorteggio, con un po' di fortuna eleggeremo qualcuno un tantino più serio di Riccardo Villari.
Ho tratto il titolo del post da un film del 1934 sulla rivoluzione messicana: "Viva Villa!". Nella colonna sonora del film venne usata una vecchia canzone popolare che poi divenne famosa in tutto il mondo: "la Cucaracha". Mi pare un'ottima colonna sonora per questa italianissima vicenda.
5 commenti:
La cosa che mi fa effettivamente morire dal ridere è che in questo simpatico siparietto d'italiana ilarità alla fin fine chi ci fa la figura dei fessi, come al solito, sono quelli del Pd. Ma come ci riescono, sempre, come, dico io???
Propongo di elencare le cinque cose di cui si può dare la colpa al Pd:
1) La crisi economica
2) Le zecche
3) Il fatto che quanto piove mi si arriciano i capelli e la cosa mi manda in bestia
4) Il fatto che Chuck Palahniuk sia gay
5) Il fatto che mangiare patatine fritte fa ingrassare
Scusate, "arricciano", non sono ignorante, è un errore di digitazione.
Aggiungo:
1) Il buco nell'ozono.
2) Quello nei miei calzini.
3) La Binetti.
4) L'Inter e il Milan.
5) Il fatto che non sono miliardario e non posso conoscere Nicole Kidman.
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