giovedì 30 aprile 2009

Il Papi

Ma no. E' impossibile. Mah, dico: come fa uno a scrivere in un blog, cercando di fare dell'ironia e dell'umorismo su ciò che accade se la realtà stessa supera ogni fantasia.

Leggete questa: è un'intervista che il Corriere della Sera ha fatto a Noemi Letizia, neo maggiorenne e aspirante sculettatrice televisiva, salita agli onori delle cronache per la comparsata del Presidente del Consiglio alla sua festa di compleanno.



Noemi, lei chiama ‘‘Papi’’ il presidente Berlusconi? «Sì, per me è come se fosse un secondo padre. Mi ha allevata».
Ha mai conosciuto qualcuno dei figli del Cavaliere? «No, mai. Anche se lui mi ripete che gli ricordo Barbara, sua figlia. Che ora studia in America».
Com’è nata la vostra amicizia? «È un amico di famiglia. Dei miei genitori». «Diciamo», interviene mamma Anna, «che l’ha conosciuto mio marito ai tempi del partito socialista. Ma non possiamo dire di più».
Non capita a tutte le belle ragazze di ritrovarsi il presidente del Consiglio alla festa di compleanno? «Infatti, io alla mia non l’aspettavo. È stata una vera sorpresa. Né ho mai raccontato in giro di questa amicizia così forte con Papi Silvio. Nessuno mi avrebbe creduta. Ora, invece, l’hanno visto tutti...»
Cosa le ha regalato? «Una collana d’oro con un ciondolo».
Berlusconi è sempre stato presente alle sue feste di compleanno? «No, ma non mi ha mai fatto mancare le sue attenzioni. Un anno, ricordo, mi ha regalato un diamantino. Un’altra volta, una collanina. Insomma, ogni volta mi riempie di attenzioni».
Suo padre non è geloso?«Assolutamente no. È devotissimo di Papi Silvio».
E la mamma? «Assolutamente no», risponde la signora Anna, «e poi gelosi di chi, di Silvio?». In cameretta, incorniciata, anche una foto con dedica del premier: "Ad Anna con gli auguri più affettuosi - 20 novembre 2008 - Silvio Berlusconi».
Noemi, lei frequenta il quarto anno della scuola per grafici pubblicitari? «Sì, la Francesco Saverio Nitti di Portici e sono la prima della classe. La mia insegnante di italiano dice che ho inventato il ‘‘metodo letiziano’’: ho una grande capacità espressiva. Mi piace molto studiare».
Sa chi fu Nitti? «Nitti...Nitti... Lo abbiamo anche studiato a scuola».
Fu un grande meridionalista e presidente del Consiglio.«Ah, sì».
Cosa vorrà fare da grande? «La showgirl. Ho studiato danza, ho iniziato a 6 anni. Ora sto seguendo un corso per guida turistica: al Maggio dei Monumenti sarò impegnata nel Duomo di Napoli. Mi interessa anche la politica. Sono pronta a cogliere qualunque opportunità, a trecentosessanta gradi. Ma non scenderò mai a compromessi».
Sa che ha provocato una fiammante polemica il fatto che Berlusconi vorrebbe candidare letterine e donne dello spettacolo alle europee? «Fa bene, vuole ringiovanire. E poi se Papi pensa di fare così, stia certo che non sbaglia. Sceglie queste ragazze perché intelligenti e capaci. Non solo perché belle. Il mio motto in politica sarà: ‘‘Meno tasse, più controlli’’. Basta con i furbi che non rispettano le regole».
Lei vuole diventare showgirl e avviarsi all’attività politica. E lo studio? «Papi Silvio mi ripete sempre che la prima cosa è studiare. Lo sa che ha fondato una università a Milano? L’anno prossimo vorrei frequentarla. Mi iscriverò a scienze politiche».
Noemi, lei ha girato anche un cortometraggio? «Si chiama Scaccomatto. È stato presentato a Venezia a dicembre scorso. Io interpreto il ruolo della fidanzata di un politico. È tutta una storia di mafia, di intrighi, di caccia ad un diamante».
Insomma, una trama di grande attualità. Torniamo a Berlusconi? «Lo adoro. Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha qualche momento libero e io lo raggiungo. Resto ad ascoltarlo. Ed è questo che lui desidera da me. Poi, cantiamo assieme».
Quali canzoni? «Non ricordo il titolo della sua preferita: aspetti che vedo sui suoi cd. Li ho tutti. Ma come fa quella... ‘‘Mon amour, lalalala’’»
Lei quali canzoni preferisce? «A me piace la musica italiana. Non le canzoni classiche. I miei cantanti preferiti sono Laura Pausini, Tiziano Ferro, Nek. E poi c’è la colonna sonora di Scugnizzi, che io canto spesso con Papi Silvio al pianoforte o al karaoke».
Mi racconta qual è la sua barzelletta preferita tra le tante che il premier le racconta? «Vi sono due ministri del governo Prodi che vanno in Africa, su un’isola deserta, e vengono catturati da una tribù di indigeni. Il capo tribù interpella il primo ostaggio e gli propone: ‘‘Vuoi morire o bunga-bunga?’’. Il ministro sceglie: ‘‘bunga-bunga’’. E viene violentato. Il secondo prigioniero, anche lui messo dinanzi alla scelta, non indugia e risponde: ‘‘Voglio morire!’’. Ma il capo tribù: ‘‘Prima bunga-bunga e poi morire».
Nei momenti di relax, Berlusconi cosa le confida? «Fa tanto per il popolo. È il politico numero uno. Non dorme mai. Io non riuscirei a fare la sua stessa vita. Quando vado da lui ha sempre la scrivania sommersa dalle carte. Dice che vorrebbe mettersi su una barca per dedicarsi alla lettura. Talvolta è deluso dal fatto che viene giudicato male. Io lo incoraggio, gli spiego che chi lo giudica male non guarda al di là del proprio naso. Nessuno può immaginare quanto Papi sia sensibile. Pensi che gli sono stata vicinissima quando è morta, di recente, la sorella Maria Antonietta. Gli dicevo che soltanto io potevo capire il suo dolore».
Perché? «Ho perso un fratello, Yuri, sette anni fa. A causa di un incidente stradale. Ora è il mio angelo custode».
Noemi, per quale squadra tiene? «Sono patriottica, tifo Napoli. Poi, la mia seconda squadra è il Milan».
Noemi, quando la vedremo in politica, alle prossime regionali? «No, preferisco candidarmi alla Camera, al parlamento. Ci penserà Papi Silvio».

Come si può fare dello spirito? Dell'ironia? E' tutto così pazzesco senza bisogno di altri commenti. A farmi rabbrividire sono, nell'ordine: 1 una diciottenne che immagina che la strada per la politica passi per l'esposizione di diverse parti anatomiche; 2 che il nostro (o meglio di chi l'ha votato) Presidente del Consiglio assomigli a un ibrido tra un vecchio playboy in disarmo e un pedofilo in vacanza in Thailandia; 3 che il più letto dei giornali italiani perda tempo a intervistare una cretina.

Mi è venuto così in mente che l'unico presidente al mondo che veniva chiamato "Papi" era François Duvalier, per oltre una ventina d'anni padrone assoluto di Haiti. Duvalier, ex medico di provincia esperto di vodoo e magia, tiranneggiò il paese per una quindicina d'anni, facendosi chiamare Papà Doc. Di Duvalier si ricordano l'abitudine a vestirsi di nero con occhiali scuri e cappello da stregone e la particolare ferocia delle sue milizie personali i Tonton Macutes che, secondo le credenze dei poveri haitiani, rapivano gli oppositori politici trasformandoli in degli zombi. Alla sua morte, salì al potere il figlio, Jean Claude Duvalier, soprannominato Baby Doc.

Non siamo Haiti eppure abbiamo il nostro Papi, tanti aspiranti Baby e parecchi zombi.

mercoledì 29 aprile 2009

Treni

Sono già scappato altre volte da Yuma.
Ragazzi, sul binario tre parte il locale per Empoli!


Ci sono tanti treni e tante stazioni nella storia del cinema. Una delle più intense attese di un treno sta in un western del 1957 diretto da Delmer Daves, 3:10 to Yuma (conosciuto in Italia come Un treno per Yuma). Una grande storia.



Più piccola, invece, appare la scelta di riesumare il treno in campagna elettorale da parte del partito democratico. Già nel 2001, Rutelli aveva usato i binari per la non fortunatissima campagna elettorale, così, dopo la parentesi del pullman veltroniano del 2008, si torna in carrozza per le europee.
Dai rendiconti giornalistici, l'atmosfera intorno al treno pd non mi pare delle più avvincenti. Una fermata veloce in stazione, qualche battuta su Berlusconi, un bicchiere al bar, strette di mani, saluti e via verso una nuova stazione. Non mi pare un granché; soprattutto perché immagino che mentre il pendolare Franceschini viene scarrozzato da Pizzighettone a San Giovanni Lupatoto, il Berlusca viaggi con jet supersonici da Roma a Milano e in perfetta sintonia col paese.

Forse sono il solito snob, eppure il treno pd non mi ricorda quello per Yuma, ma un altro treno, sempre di uno straordinario film: Amici miei.




I dirigenti del partito sono quelli affacciati ai finestrini.

lunedì 27 aprile 2009

Ich bin ein Berliner


Il governo di sinistra di Berlino aveva introdotto, alcuni anni fa, l'ora di "etica" nelle scuole cittadine in sostituzione dell'ora di religione.
Infastiditi per questo guizzo di civiltà dell'amministrazione municipale, diversi gruppi religiosi, cristiani (cattolici e protestanti) ma anche ebraici e mussulmani, hanno promosso un referendum per reintrodurre l'ora di religione obbligatoria.
A sostenere il referendum, oltre ai vari gerarchi in paramenti sacerdotali, si è spesa direttamente il cancelliere Angela Merkel.



Naturalmente, come in ogni luogo fortemente civilizzato, le guerre di religione riscuotono scarsi entusiasmi, così si è recato alle urne appena il 29% degli aventi diritto (il quorum per la validità della consultazione era del 35%) e il no all'ora di religione è prevalso con il 52%.

E pensare che il Papa è tedesco.

sabato 25 aprile 2009

Dinosauri e bambini


Ludovico Sonego è un dinosauro. Già assessore e consigliere regionale è uno di quei comunisti, ora ex, preparati, studiosi, un po' stalinista e molto concreto. Aveva pensato di candidarsi alle elezioni europee ma, travolto dalla nuova regina del web e dall'impossibilità di pescare voti oltre il Tagliamento, ha rinunciato.


Avendo i giornalisti chiesto un commento a Veltroni sulla rinuncia di Sonego alla candidatura, il sempre giovane e moderno ex segretario del partito democratico ha dichiarato di non conoscere Ludovico Sonego, ma solo Rodolfo Sonego: uno sceneggiatore di qualche anno fa.

Che classe, che cultura, che modernità il Walter. Lui non è un vecchio e vetusto dinosauro ma un attualissimo animaletto.
Ma i dinosauri, si sa, non demordono e il Sonego (l'ex assessore) prende la penna e scrive un articoletto pubblicato sul Messaggero Veneto.

«Per me Sonego è Rodolfo, lo sceneggiatore». Traduco in chiaro il significato delle dichiarazioni virgolettate che l’onorevole Veltroni ha reso ai giornalisti i quali, a margine di una manifestazione elettorale del Partito democratico, chiedevano il suo commento sulla mia decisione di rinunciare alla candidatura alle europee: Sonego, quello che la direzione regionale del Pd aveva indicato come candidato alle europee assieme a Debora Serracchiani, è un nulla. Una manifestazione di dileggio della persona e del candidato del Pd. Debbo dire che in effetti le dichiarazioni di Veltroni, uomo di cinema, hanno un fondamento, perché Rodolfo è stato un pilastro della produzione cinematografica italiana e, da sceneggiatore di molti film di Alberto Sordi, ha lasciato un segno profondo nella nostra cultura. Ho il rammarico di non averlo mai incontrato, benché un comune amico avesse più volte organizzato l’incontro, poi la visita non fu più possibile perché Rodolfo mancò. Colgo l’occasione per ricordare anche che lasciò Vittorio Veneto per Roma subito dopo la guerra, che trascorse da partigiano in Cansiglio, e che tornò da vecchio nel Vittoriese, nella sua casa di San Giacomo di Veglia. Lì era frequente trovare la Wertmuller, Age, Scarpelli e altri ancora. Ma torniamo al nostro problema politico. Do per scontato che Veltroni conosce più Rodolfo che Lodovico perché il primo è più famoso del secondo; tutti sanno inoltre che non ho mai fatto nulla per avere rapporti con Veltroni perché non ho mai condiviso la sua concezione della politica. Fatta la tara di questi due elementi, rimane comunque l’interrogativo del perché dileggiare la persona e il candidato scelto dal Pd del Friuli Venezia Giulia. Non è bello e non vedo il costrutto. Veltroni è venuto a Udine e ha parlato di grandi questioni planetarie, ma mi colpisce che abbia evitato temi francamente ineludibili come per esempio il caso Englaro, che proprio a Udine ha vissuto un momento cruciale. Nemmeno una parola sul coraggio e sull’intelligenza dimostrati da Furio Honsell e Ines Domenicali, proprio continuità totale con l’ignavia manifestata quando era segretario generale del Pd e che tanto risentimento ha suscitato tra gli elettori democratici. Tra loro anche Debora Serracchiani, che poi fece il famoso intervento all’assemblea dei segretari di circolo. La cosa che mi preme dire è che Veltroni continua a proporci un approccio planetario, per carità anche ricco di suggestioni, ma poi non è capace di mettere nulla di commestibile in tavola per mezzogiorno. Il capofamiglia alla fine deve fare anche quella cosa lì, perché se il tutto si riduce a un approccio onirico, per quanto il sogno sia accattivante, alla fine si muore di fame. E a proposito di fame mi limiterò a rammentare l’imbarazzante gestione della presidenza della commissione di vigilanza sulla Rai e la sparizione di un terzo degli elettori del Pd in un anno di gestione Veltroni. È evidente a tutti che mentre parte la campagna elettorale delle europee sta decollando anche il dibattito del congresso nazionale del Pd che si svolgerà in autunno per la scelta del nuovo segretario. Uno dei temi del congresso sarà quello del rinnovamento e vorrei che tutti facessimo uno sforzo per far sì che il rinnovamento della politica dei democratici fosse rinvenibile nei contenuti e non nelle apparenze, vorrei che ciascuno di noi fosse chiamato a misurarsi con coerenza proprio sul tema dei contenuti. Fare il Pd non è semplice. Cerchiamo di evitare la banale caricatura dello scontro fra vecchie oligarchie di partito. Le nostre difficoltà sono di due tipi: individuare i contenuti del riformismo del XXI secolo e in tale contesto fare la sintesi tra due riformismi gloriosi, ma datati. Quello dei Ds e quello della Margherita. Veltroni ha fallito perché non è stato all’altezza di questo compito e anche a Udine ha dimostrato di essere inadeguato; ora bisogna che lavoriamo tutti per cercare di farcela, insieme. Se la sfida è quella che ho appena descritto, quella dei contenuti, è del tutto evidente che non sarà di per sé l’impeto giovanilistico a salvarci. Fosse così semplice metteremmo in pista i bambini delle elementari, sul terreno del giovanilismo è sempre possibile fare più uno. Propongo invece un approccio più colto. Dovremo metterci di buzzo buono tutti e con la partecipazione di tutti al dibattito democratico, vecchi e nuovi di ogni provenienza, cercare di individuare i contenuti di una politica credibile e utile al paese. Sarà duro e faticoso. Tutto il resto sono solo scorciatoie pericolose e dannose.

E bravo Sonego, concordo; specie per quanto riguarda i bambini: alcuni non crescono mai.



Da bambino mi piacevano i dinosauri.

giovedì 23 aprile 2009

Scusate il ritardo

Travolto dal surreale svolgersi degli eventi e dalla mia innata pigrizia, torno con un certo ritardo.

Una piccola storiella: una tale dice in pubblico quello che tutti pensano. Dice che il dimissonario segretario di un partito ha fatto schifo, che quello nuovo è così così e che bisogna cambiare il gruppo dirigente.

La tale diviene a furor di popolo, stampa e web un idolo, un'icona (mini icona).

Il gruppo dirigente prima è perplesso, poi, con il segretario così così in testa, la candidano alle prossime elezioni. Infine, il gruppo dirigente (quello da cambiare) esulta e, tutti in coro, grida: "Votatela! Votatela! Votatela!"

Dulcis in fundo, il segretario dimissionario, viene a una manifestazione e invita tutti a votarla. Si, votarla, proprio lei quella che aveva detto che lui faceva schifo.

Tutto logico, moderno, mediatico.

A commentare la vicenda un quadro di Hieronymus Bosch, La nave dei folli.