mercoledì 15 luglio 2009

Microstalinismo


Nei suoi ultimi anni di vita Stalin era psicopatico, PSI-CO-PA-TI-CO, te lo dico io. Un pazzo sul trono. Riesci ad immaginarlo? [...] E pensi fosse facile? I nostri nervi erano tesi allo spasimo, e dovevamo bere vodka tutto il tempo. E dovevamo essere sempre sul chi vive. (Nikita Kruscev).

Pare che di questi tempi per fare carriera in politica sia indispensabile stare sul web. Così parlamentari, consiglieri e assessori si sono lanciati in variopinti blog e sono presentissimi sui social network. Di tanto in tanta dò una guardata a questi manifesti telematici e, salvo rare eccezioni, mancano dell'essenza della politica: la discussione.
Il politico di turno, infatti, espone le sue verità, riceve consensi e insulti e, senza che qualcuno tiri delle conclusioni, si passa a un nuovo argomento.
Ma io sono arcaico, si sa, e non capisco la grandezza libertaria di stare tra il popolo del web.
Uno dei più strepitosi politici bloggatori è il Presidente della Provincia di Gorizia, tenutario di un blog chiamato: "Camera con vista blog - pensieri d'amore per il partito democratico". Alcuni giorni fa ha postato un inno degno di Kim il Sung al nuovo astro nascente della politica italiana Debora Serracchiani. Il post ha il sobrio titolo "Con Debora, io ci credo".
Consapevole che nel web c'è libertà di espressione (e in quello del Presidente perfino amore), ho scritto un post con cui contestavo, urbanamente, le tesi del Presidente. Mi aspettavo, dialogo, discussione, invece; sorpresa! Il mio post non viene pubblicato! Sono incappato in un piccolo gesto di stalinismo mediatico.
Allora, visto che sono liberale, pubblicherò il post del Presidente e la mia risposta. Se poi volete commentare fatelo da me, dalle parti del palazzo della Provincia si censura e si fa un po' di culto della personalità.
Il Presidente: Dal Congresso del PD vorrei uscisse un partito popolare, entusiasta e aperto.
Entusiasta, perché la politica è passione, speranza, cambiamento.
Aperto, perché un partito chiuso è semplicemente un suicidio.
Oggi in Regione dobbiamo costruire una nuovo percorso che ci porti a vincere le elezioni regionali del 2013. Un percorso che serva a fare un partito più forte e più unito. Francamente non vedo altre figure che Debora Serracchiani come segretaria regionale. Abbiamo bisogno come l’acqua del suo entusiasmo e della sua determinazione. Ne ha bisogno questa Regione che ha riscoperto una nuova centralità in Europa.
Il fatto che sia anche eurodeputato non è un limite, ma un vantaggio per tutta la comunità regionale.
Dietro il voto a Debora alle europee c’è voglia di sostanza, entusiasmo, idee chiare. C’è tanta voglia di una politica rinnovata. C’è tanta voglia di un PD che sia una cosa nuova e non la somma di vecchie appartenenze. DS e Margherita non esistono più, per fortuna. Li abbiamo chiusi perché non idonei al presente e al futuro. Li abbiamo chiusi in maniera consapevole. Poi una mattina, ognuno di noi, come individuo e non come ex appartenente, è andato al gazebo a votare per il segretario nazionale, ha detto “io ci credo”.
Spero veramente che Debora si candidi alla segreteria regionale e la invito a farlo, ne abbiamo veramente bisogno, tutti.
Diogene: E per fortuna che avevamo detto agli elettori che i nostri eletti avrebbero fatto solo il parlamentare europeo. Credi veramente che uno possa stare tra Bruxelles e Strasburgo per cinque giorni e nel fine settimana fare il segretario regionale? E con quali programmi? Quali idee? Pensi veramente che si possa fare un congresso dicendo: da una parte tutti i nuovi e buoni e dall’altra tutti i cattivi e l’apparato? Tu da che parte credi di essere messo dopo tanti anni di politica? Probabilmente buttarsi sulla novità del momento potrà farti guadagnare qualche anno in più, ma per favore, risparmiaci troppa retorica. Faccio politica da un po’ di anni (meno dei tuoi), ho fatto cose buone e altre meno, ho dato e ho avuto in cambio, ma almeno non mi vergogno del mio passato e ti assicuro che sono orgoglioso di aver trascorso tanto tempo nelle sedi di partito.
Sono pronto ad affrontare questa campagna congressuale discutendo sui problemi del paese, sui programmi, sulla cultura che dovremmo avere e su che tipo di partito. Credo che il contributo di tutti serva a farci più forti, se solo provassimo a parlare di cose concrete e non ad accodarci alla moda del momento.
“Tu credi”; preferisco dire “Io penso” e sarebbe il caso che cercassimo di pensare e ragionare avendo rispetto di chi ha opinioni diverse. Sarebbe un passo avanti per tutti. Per me, per te, per Debora e, soprattutto, per il nostro partito.


lunedì 13 luglio 2009

L'ultimo candidato

Dopo che Franceschini si è candidato dicendo di "non volere lasciare il partito in mano a quelli di prima", dimenticandosi di essere stato il vice "di quelli di prima". Dopo che Ignazio Marino ha fatto intendere che nel partito si nascondono ladri, assassini e stupratori. Dopo che Mario Adinolfi (chi è?) crede di poter fare il segretario. Dopo che Beppe Grillo si è candidato per guidare il partito "del nulla". Un'ultima e decisiva candidatura: Tiramolla.


E' probabile che la candidatura di Pierluigi Bersani sia esclusa per eccesso di serietà.

domenica 5 luglio 2009

Enigmistica

Dopo il sondaggio, il blog del Cinico continua a imitare le pubblicazioni più lette. Così approda sulle pagine di Cynical Days l'enigmistica, rubrica immancabile sulla stampa nazionale nel periodo estivo.
Quest'oggi un pezzo a metà strada tra lo "Strano ma vero" e il "Forse non tutti sanno che".
Nel discorso che la rese famosa, lanciandola nell'empireo politico e mediatico, Debora Serracchiani disse (giustamente) che era stato un errore sostituire il capogruppo in Commissione Salute al Senato Ignazio Marino, con la senatrice cattolica Dorina Bianchi.
La Bianchi, infatti, non ha un curriculum esattamente laico: già parlamentare dell'UDC, fu relatrice di maggioranza nella stesura della legge 40 sulla procreazione assistita, passata al PD, si è distinta per sostenere le posizioni più integraliste.


Molto distanti, parrebbero, la trendyssima senatrice teodem e la laicissima mini icona friulana. Eppure, entrambe sosterranno nella corsa alla segreteria del partito Dario Franceschini.
Come mai? Chi delle due ha cambiato idea? Un bel enigma.



Si dice che la parlamentare europea voglia concorrere per la carica di segretario regionale. Mi chiedo: come potrà fare il segretario regionale una che dovrebbe stare a Bruxelles e Strasburgo? E poi, non avevamo promesso che i nostri eletti avrebbero fatto i parlamentari europei e basta? Un altro enigma.

sabato 4 luglio 2009

Burzum e Max


Il tipo sulfureo nella foto è Varg Qisling Larssøn Vikernes, in arte Burzum. Il ragazzo è uno dei massimi esponenti del black metal: una sorta di miscuglio tra rumori d'officina, urla strazianti, rantoli e gemiti inneggianti a Satana, Odino e il nazismo. Vikernes, oltre all'attività di "compositore", negli anni della giovinezza si è dedicato alla profanazione di cimiteri e a dare fuoco a diverse chiese di legno in Norvegia. Uomo d'azione, il rockettaro nordico, dopo aver regalato a un cantante del suo giro un set di pallottole con le quali si è suicidato, ha massacrato a coltellate un altro metallaro, beccandosi oltre venti anni di galera (un vero record nella tranquilla Norvegia).
Un tipo cattivo, insomma. Tanto cattivo come quello nella foto sotto: Massimo D'Alema.
Si, perché se vi mettete a leggere quello che scrive il "popolo del web" (un tempo "popolo dei fax"), troverete il povero Massimo venire accusato di tutte le nefandezze del mondo: Bicamerale, difesa degli apparati di partito, garantismo e, soprattutto, l'accusa più terribile: fare i dispetti al buono, il più buono di tutti: Walter Veltroni.



Una che ha capito tutto è la parlamentare europea nella foto: Debora Serracchiani. Con piglio da scena madre de "Il Signore degli anelli", la nuova mini icona del popolo del web ha dichiarato: "Di qua c'è il PD, di là D'Alema. Io sto col PD". Bene e male ben divisi. Da una parte i buoni, Veltroni e il PD, dall'altra i cattivi.




Il malvagio Max ha detto: ''Se si da' la colpa agli apparati cattivi non c'e' discussione politica, ma si ricerca solo una via per eliminare i cattivi. Lungo questa strada si finisce male", mentre la neodeputata ha dichiarato che le sconfitte sono tutta colpa degli apparati, che Franceschini è bravo perché è simpatico e avvocato e, infine, che lei "non viene da tutta una vita in sezione" .
Ora, siccome mi sembrano più intelligenti e utili le considerazioni di Max, non essendo avvocato e avendo passato una vita in sezione, temo che se al congresso vincono i buoni mi toccherà scappare. Magari sulle note di un brano di black metal.

giovedì 2 luglio 2009

I sondaggi di Diogene - Ticket




Come tutte le grandi testate, anche il modestissimo blog del Cinico ha il suo sondaggio. Visto che si eleggerà il nuovo segretario del PD e, a quanto pare, i contenuti della sfida saranno. vecchio e nuovo, bello e brutto, buono e cattivo e, soprattutto, simpatico e antipatico, scegliete voi il miglior ticket per guidare il PD.

martedì 23 giugno 2009

Dichiarazioni


Dichiarazione del segretario del PD, Dario Franceschini (quello vicino a Veltroni), dopo le elezioni europee: "La destra non ha più la maggioranza". Nel frattempo, il suo partito perdeva in un anno il 7% e quattro milioni e mezzo di voti.
Dichiarazione di Franceschini dopo il turno di ballottaggio alle elezioni amministrative: "E' cominciato il declino della destra". Intanto il PD perdeva ventitré province e nove comuni capoluogo.
Dichiarazione mia, dopo aver sentito Franceschini: "Come segretario del PD voterò Pierluigi Bersani".


sabato 20 giugno 2009

I Care. We Can. They Win.


Quest'uomo lascia sempre i lavori a metà. Adesso lasciatelo andare in Africa, fatelo scrivere libri, guardare i film, ma impeditegli di finire l'operà già iniziata: distruggere il PD, la sinistra e il buon senso.

martedì 26 maggio 2009

Psicopolizia e sputopolizia

Nel regime descritto da Orwell in 1984, un sistema di telecamere controllava sistematicamente i sudditi affinché non potessero nemmeno pensare di violare le imposizioni del sistema. Nel romanzo di Philip Dick, Minority Report, grazie alla presenza di individui dotati di poteri di precognizione si potevano arrestare i colpevoli prima ancora che avessero compiuto un reato.


Due esempi di psicopolizia. A Monfalcone, invece, ci troveremo di fronte alla sputopolizia.
Infatti, alcuni giorni fa il giornaletto locale (Il Piccolo, appunto) ha dato notizia di un caso di tubercolosi. La vittima è un immigrato del Bangladesh che risiede a Monfalcone da oltre dieci anni. Naturalmente la destra locale si eccita e sbraita, reclamando controlli severi e segregazione per gli immigrati colpevoli di portare la peste in città.
La destra fa il suo lavoro; invece, come affronta la vicenda l'ineffabile amministrazione di centrosinistra? Dopo un mielioso incontro con le associazioni degli immigrati (tutto multiculturalità e volemose bene) annuncia, per bocca del sindaco, che al più presto verrà emanata un'ordinanza con la quale si controllerà e punirà chi sarà beccato a sputare per strada. Immagino che la città dei cantieri pullulerà di poliziotti che, nascosti in ogni angolo, osserveranno e piomberanno sugli sputatori. Mi chiedo: come riusciranno a distinguere un potenziale sputatore? (Temo dal colore della pelle, a meno che non abbiano poteri premonitori). Una volta commesso il crimine, il reo dovrà raccogliere lo sputo? E, infine, come la mettiamo con gli starnuti? Saranno sanzionati anche essi?
Risultato raggiunto: in un colpo solo si dà ragione alla destra, avvallando l'idea che gli immigrati siano degli untori sputacchianti che mettono a repentaglio la salute dei monfalconesi.
A Monfalcone non si vota tra due settimane, ad ogni buon conto la campagna elettorale è già cominciata e la destra può stare tranquilla: quello che non riusciranno a dire loro, lo dirà l'amministrazione comunale.



Piccola divagazione, ho visto il primo segnale dello scricchiolio dell'imperatore: gli striscioni degli ultras milanisti a San Siro. Non illudiamoci, finché a sinistra saremo così sgangherati continueremo a perdere, tanto, morto un papi se ne fa un altro.


giovedì 21 maggio 2009

I have a nightmare


Basta una foto. Basta vederlo con piglio da padrone assoluto e immaginare una folla festante di nani e ballerine per restare senza fiato e senza forze.
Il vostro Diogene sarebbe pronto a trasformarsi in una delle più grandi figure della letteratura: Ilya Ilyich Oblomov.



Sulla via Gorochovaia, in uno dei grandi edifici i cui inquilini sarebbero bastati essi soli a popolare tutta una cittadina distrettuale, nel suo appartamento, Ilia Ilic Oblomov stava passando la mattinata a letto. Egli era un uomo di circa trentadue anni, di media statura, di aspetto piacente, con gli occhi di un grigio scuro, ma sui tratti del suo volto non v'era segno di un'idea ben definita ne' di una qualunque forma di concentrazione mentale. Il pensiero gli passava sul volto come un libero uccello dell'aria, svolazzava negli occhi, si passava sulle labbra socchiuse, si nascondeva tra le rughe della fronte, per sparire poi completamente, e allora su quel volto splendeva soltanto la tranquilla luce dell'indolenza. Dal volto, l'indolenza si comunicava all'atteggiamento di tutta la persona e perfino alle pieghe della vestaglia.

Tuttavia, in un sussulto di vitalità e per accontentare i miei pochissimi e nobilissimi lettori, il vostro filosofo cinico dedicherà i prossimi quindici giorni a seguire le elezioni. Ma non quelle europee, quelle locali, dove, molto spesso, candidati improbabili, con liste incredibili e storie bizzarre si combatteranno per uno scranno in qualche consiglio comunale.

Leggerete cose fantastiche. Un vero delirio.


lunedì 18 maggio 2009

Numeri e parole

"Quando ero giovane mi piaceva la matematica. Quando la matematica è diventata troppo difficile, mi sono dato alla filosofia, e quando la filosofia è diventata troppo difficile sono passato alla politica". Bertrand Russel.



Alcuni numeri:
Prodotto interno lordo: nel primo trimestre 2009 -5,9% su base annua (peggiore dato dal 1980).
Produzione industriale: a marzo -23,8% su base annua (peggiore risultato dal 1990).
Ricorso alla cassa integrazione: nel primo quadrimestre 2009: +232,5%.
Retribuzioni medie in Italia: 23° posto in Europa (su 27 paesi).
Tasso di disoccupazione: 8,8% nel 2008, +2,0% rispetto al 2008.
Infalzione: +1,2% annuo nel 2009.
Debito pubblico: 1.741,275 miliardi di euro.
Rapporto debito/PIL: 109,3% nel 2009.
Entrate tributarie: nel primo trimestre 2009 -4,8 rispetto al 2008.
Pressione fiscale: nel 2009 43,3% (+0,3 rispetto al 2008).


Alcune parole: "Sono convinto che gran parte degli effetti della crisi economica sono dovuti al fattore psicologico. Sfortunatamente, c'e' un'opposizione che guarda all'esistenza di questa crisi con soddisfazione. Il momento peggiore è superato. E' stato un diluvio, ma tutto è tornato come prima. Meglio di prima''. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi."Segnali di speranza, il peggio è alle spalle". Il ministro dell'economia Giulio Tremonti.


In Italia i numeri non contano, vincono le parole. Infatti, tutti i sondaggi danno Presidente del Consiglio, il Governo e la maggioranza ampiamente promossi da oltre la metà degli italiani.
In un paese normale non accadrebbe; ma qui non siamo in un paese normale, siamo al Muppet Show!


Un ultimo numero che forse spiega il trionfo delle parole: l'agenzia internazionale Freedom House, nel suo rilevamento annuale sulla libertà di stampa nel mondo, declassa l'Italia al 40° posto, facendola scivolare da paese "libero" a "parzialmente libero".
Si può anche peggiorare.

venerdì 15 maggio 2009

La cultura e il culturista

Hey non fare il sapiente tu non sei divertente io che sono ripetente io ti tiro un fendente Forse sei deludente perché hai perso il mordente ma se trovi che ti rende tu diventa pur demente Coro : cia cia cia cia cia cia La cultura cia cia cia poi ti cura con premura con premura La cultura poi ti cura con premura la cultura Se la gente poi t'offende tu ti levi le mutande io che sono deficiente io ti spacco la tua mente Sei rimasto ignorante non ti frega più di niente se ti senti impotente tu diventa pur demente Coro : cia cia cia cia cia cia La cultura cia cia poi ti cura con premura con premura la cultura La calura più non dura sta sicura sta sicura la calura più non dura Coro : cia cia cia La verdura cia cia cia più non dura cia cia cia perché è dura cia cia cia la verdura cia cia cia la verdura cia cia cia Più non dura cia cia cia perché è dura cia cia cia la calura cia cia cia più non dura cia cia cià cià cià cià ciacciaccerò. (Diventa Demente, La Kultura Poi Ti Cura - Skiantos).


Se a Trieste intitolano una via a un gerarchetto fascista a Monfalcone non si vuole essere da meno; nulla in confronto alla grandeur triestina, qui si tratta soltanto della consegna di una targa all'assessore alla cultura di Milano, Massimiliano Finazzer Flory.
Finazzer ha passato la gioventù a Monfalcone. Tutti ricordano la sua figura da Schwarzenegger di periferia; in quel periodo, infatti, il futuro assessore meneghino si dedicava al body building. Sempre in tuta, con un giubbotto paramilitare, il giovane nerboruto si aggirava minaccioso per le strade di Monfalcone senza fare mistero delle sue simpatie per l'estrema destra.
Poi un giorno scomparve, riapparendo qualche tempo dopo in abiti meno inquietanti e aprendo una palestra. Ma la grande trasformazione lo vide passare dal culturismo alla cultura. Legge, scrive e, anche se pare non abbia mai conseguito la laurea, interviene sui più disparati argomenti guadagnandosi una nomea da intellettuale.
Intanto comincia a muovere i primi passi in politica: diventa collaboratore del ministro Tremonti e l'anno scorso il grande balzo: viene nominato dal sindaco di Milano assessore alla cultura, finendo agli onori delle cronache per una rissa con alcune vigilesse che non gradivano le performances di alcuni artisti da lui ingaggiati per commemorare il centenario del Manifesto Futurista.
Non è dato sapere cosa abbia fatto per la città dei cantieri e quindi resta misterioso il motivo del riconoscimento.


Monfalcone non ha prodotto molti personaggi famosi: Gino Paoli, Elisa, Paolo Rossi. Non so se questi abbiano già ricevuto una targa. Nel frattempo, per restare al livello dell'assessore futurista, proporrei una targa a Fabio Frittelli, in arte Mo-Do, autore nei primi anni novanta di un agghiacciante successo da discoteca: Eins, Zwei, Polizei.
Anche Frittelli è poi scomparso. Forse riapparirà assessore alla cultura del comune di Roma. Visti i tempi, non si sa mai.

giovedì 14 maggio 2009

E adesso intitolate una via pure a questo...

Quando vengono proposte delle idiozie, di certo si realizzano. Così, dopo discussioni di alcuni mesi, una via di Trieste è stata intitolata a Mario Grambassi, giornalista e fascista, morto mentre combatteva dalla parte sbagliata nella guerra di Spagna.
Nel corso della cerimonia il sindaco di Trieste, reduce dalla scenata isterica contro il Giro d'Italia, ha dichiarato: "Bisogna sapere distinguere il valore di un uomo dal suo contesto storico".
Wow! Fantastico! Sono senza parole.

Visto che avevo modestamente proposto di titolare una via al grande Angelo Cecchelin piuttosto che al gerarchetto, rinnovo la proposta ma, questa volta, con un nome molto più in linea coi sentimenti profondi della destra triestina. Non uno che scriveva giornalini per i balilla, ma uno tosto: Odilo Goblocnik, comandante delle SS nella zona operativa tedesca dell'alto Adriatico.


Nato a Trieste, Goblocnik, ebbe una sfolgorante carriera nel partito nazista, diventando nel 1938 Gaulaiter di Vienna. Ma nella vecchia capitale dell'Austria ormai annessa al Reich, Goblocnik si dedicò ad accumulare illegalmente un immenso patrimonio. Era troppo anche per un capo nazista; venne allora destituito e rimandato nei ranghi delle SS. Si occupò della realizzazione dei campi di stermino, pianificando la costruzione dei lager di Sobibor e Treblinka. Nel 1943 tornò nella città natale, entrata a far parte della zona operativa dell'alto Adriatico, istituendo il campo di concentramento della Risiera di San Sabba.
Nel maggio del 1945, braccato dalle truppe britanniche, si suicidò con una pastiglia di cianuro.

Allora, caro sindaco, titoli pure una via a questo criminale nazista, del resto Goblocnik faceva agli ebrei quello che parecchi leghisti vorrebbero fare agli immigrati. Poi, se qualcuno protesta, potrà sempre dire: "Bisogna distinguere il valore di un uomo dal suo contesto storico".

venerdì 8 maggio 2009

Eletti dal popolo (3 - Il presidente pistolero)


Quest'uomo è un leghista. Quest'uomo è il Presidente del Consiglio Regionale. Quest'uomo gira armato e tiene una pistola nel suo ufficio. Quest'uomo, a suo dire, è minacciato di morte dai terroristi islamici.


Va bene che siamo la regione di Basaglia, va bene che abbiamo anticipato la legge 180, va bene che i matti non devono essere rinchiusi, ma mica devono stare ai vertici delle istituzioni.

martedì 5 maggio 2009

Comunisti sul tetto del mondo

Abbiamo sostituito il voto utile con il voto dilettevole
Corrado Guzzanti mentre imita Fausto Bertinotti.

Quando si pensa al Nepal vengono in mente cime innevate, paesaggi meditativi, antichi monasteri e magari delle buone canne.



Eppure, per chi non lo sapesse, bisogna ricordare che il negli ultimi anni è stato oggetto di grandi trasformazioni politiche. Il paese è passato da una monarchia assoluta a una repubblica guidata dal Partito comunista del Nepal di ispirazione maoista.

Da alcuni giorni il paese è investito da una pesante crisi politica, il premier maoista Pushpa Kamal Dahal detto Prachanda (il fiero) si è dimesso aprendo uno scontro con il Presidente del paese Ram Baran Yadav del Partito del Congresso di ispirazione socialdemocratica. L'oggetto dello scontro è l'inserimento degli ex guerriglieri maoisti nell'esercito nazionale. Il premier Prachanda ha tentato di rimuovere il capo di stato maggiore che, ha suo dire, si oppone all'entrata dei guerriglieri nei ranghi dell'esercito; il generale, confortato dal sostegno del Presidente della Repubblica, rifiuta di dimettersi, provocando le dimissioni del premier maoista. Già cominciano le prime dimostrazioni di piazza e gli scontri.


Lo stesso governo di Prachanda è andato in crisi per l'ostilità verso i maoisti del secondo partito comunista del paese, il Partito Comunista Unificato del Nepal Marxista-leninista. Non è ancora dato sapere che ne pensino della situazione il terzo e il quarto partito comunista del paese: il Partito Comunista Unificato del Nepal e il Partito Comunista Marxista-leninista del Nepal, del quinto partito comunista nepalese è difficile capirne molto visto che il nome cambia più rapidamente di quanto io sia veloce nello scrivere. In breve, potremmo assistere nei prossimi mesi a una guerra civile dove diversi e mutevoli partiti comunisti combatteranno tra loro.

Lenin scrisse nel 1920 un libello dal titolo L’estremismo, malattia infantile del comunismo, il rivoluzionario russo non visse tanto per vedere la fase senile del comunismo, tuttavia noi uomini del XXI secolo siamo riusciti a vederla e a isolarne il virus.
Infatti la scoperta del morbo senile del comunismo è stata fatta in Italia e qui sotto vi mostro il paziente zero, la prima vittima e untore della malattia senile del comunismo: la stupidità.

Allontanate i bambini e i deboli di cuore; l'agghiacciante immagine è questa:

venerdì 1 maggio 2009

Voglia di centro


Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione. Alcide De Gasperi.

Mentre il mondo guarda con preoccupazione all'influenza suina (o messicana o nuova o come diavolo vogliono chiamarla), un morbo ciclicamente attivo colpisce un settore della popolazione particolarmente a rischio: la classe politica.



La malattia ha iniziato a diffondersi nei primi anni novanta e tuttora riappare con un contagio che esplode alla vigilia degli appuntamenti elettorali. Le persone più a rischio sono quelle che hanno militato (peggio se con incarichi di rilievo) in un partito politico al tempo chiamato Democrazia Cristiana.



I sintomi riscontrati sono, più o meno, questi: improvviso disagio politico esistenziale (gli affetti tendono ad abbandonare il partito di appartenenza, sentendosi poco valorizzati e non in sintonia con la linea politica; disperata ricerca di incarichi e candidature; epilettico ondeggiare da una parte all'altra degli schieramenti politici (in alcuni casi le vittime raggiungono il dono dell'ubiquità, riuscendo a stare in più partiti allo stesso momento); nei casi più gravi qualche malato ha costituito dei nuovi partiti mai andati oltre a percentuali da prefisso telefonico; uno dei sintomi più gravi riscontrati nei pazienti sono le allucinazioni, i malati raccontano di sentire voci strazianti provenienti da una figura mitica chiamata "l'elettore moderato" che implorerebbe loro di rappresentarli.



Due sono i possibili decorsi della malattia: in alcuni casi i sintomi spariscono con l'ottenimento di una carica elettiva o di una nomina, in altri, non adeguatamente curati, la vittima continua nel suo vagabondare politico come un moderno Ebreo Errante.

In attesa che la scienza medica trovi il rimedio definitivo al virus, molti malati sono accolti in speciali strutture di cura chiamate UDC.


Abbiamo debellato la tubercolosi, la peste, il vaiolo; ho fiducia nella scienza, un giorno sconfiggeremo questo tremendo virus: "la voglia di centro".

giovedì 30 aprile 2009

Il Papi

Ma no. E' impossibile. Mah, dico: come fa uno a scrivere in un blog, cercando di fare dell'ironia e dell'umorismo su ciò che accade se la realtà stessa supera ogni fantasia.

Leggete questa: è un'intervista che il Corriere della Sera ha fatto a Noemi Letizia, neo maggiorenne e aspirante sculettatrice televisiva, salita agli onori delle cronache per la comparsata del Presidente del Consiglio alla sua festa di compleanno.



Noemi, lei chiama ‘‘Papi’’ il presidente Berlusconi? «Sì, per me è come se fosse un secondo padre. Mi ha allevata».
Ha mai conosciuto qualcuno dei figli del Cavaliere? «No, mai. Anche se lui mi ripete che gli ricordo Barbara, sua figlia. Che ora studia in America».
Com’è nata la vostra amicizia? «È un amico di famiglia. Dei miei genitori». «Diciamo», interviene mamma Anna, «che l’ha conosciuto mio marito ai tempi del partito socialista. Ma non possiamo dire di più».
Non capita a tutte le belle ragazze di ritrovarsi il presidente del Consiglio alla festa di compleanno? «Infatti, io alla mia non l’aspettavo. È stata una vera sorpresa. Né ho mai raccontato in giro di questa amicizia così forte con Papi Silvio. Nessuno mi avrebbe creduta. Ora, invece, l’hanno visto tutti...»
Cosa le ha regalato? «Una collana d’oro con un ciondolo».
Berlusconi è sempre stato presente alle sue feste di compleanno? «No, ma non mi ha mai fatto mancare le sue attenzioni. Un anno, ricordo, mi ha regalato un diamantino. Un’altra volta, una collanina. Insomma, ogni volta mi riempie di attenzioni».
Suo padre non è geloso?«Assolutamente no. È devotissimo di Papi Silvio».
E la mamma? «Assolutamente no», risponde la signora Anna, «e poi gelosi di chi, di Silvio?». In cameretta, incorniciata, anche una foto con dedica del premier: "Ad Anna con gli auguri più affettuosi - 20 novembre 2008 - Silvio Berlusconi».
Noemi, lei frequenta il quarto anno della scuola per grafici pubblicitari? «Sì, la Francesco Saverio Nitti di Portici e sono la prima della classe. La mia insegnante di italiano dice che ho inventato il ‘‘metodo letiziano’’: ho una grande capacità espressiva. Mi piace molto studiare».
Sa chi fu Nitti? «Nitti...Nitti... Lo abbiamo anche studiato a scuola».
Fu un grande meridionalista e presidente del Consiglio.«Ah, sì».
Cosa vorrà fare da grande? «La showgirl. Ho studiato danza, ho iniziato a 6 anni. Ora sto seguendo un corso per guida turistica: al Maggio dei Monumenti sarò impegnata nel Duomo di Napoli. Mi interessa anche la politica. Sono pronta a cogliere qualunque opportunità, a trecentosessanta gradi. Ma non scenderò mai a compromessi».
Sa che ha provocato una fiammante polemica il fatto che Berlusconi vorrebbe candidare letterine e donne dello spettacolo alle europee? «Fa bene, vuole ringiovanire. E poi se Papi pensa di fare così, stia certo che non sbaglia. Sceglie queste ragazze perché intelligenti e capaci. Non solo perché belle. Il mio motto in politica sarà: ‘‘Meno tasse, più controlli’’. Basta con i furbi che non rispettano le regole».
Lei vuole diventare showgirl e avviarsi all’attività politica. E lo studio? «Papi Silvio mi ripete sempre che la prima cosa è studiare. Lo sa che ha fondato una università a Milano? L’anno prossimo vorrei frequentarla. Mi iscriverò a scienze politiche».
Noemi, lei ha girato anche un cortometraggio? «Si chiama Scaccomatto. È stato presentato a Venezia a dicembre scorso. Io interpreto il ruolo della fidanzata di un politico. È tutta una storia di mafia, di intrighi, di caccia ad un diamante».
Insomma, una trama di grande attualità. Torniamo a Berlusconi? «Lo adoro. Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha qualche momento libero e io lo raggiungo. Resto ad ascoltarlo. Ed è questo che lui desidera da me. Poi, cantiamo assieme».
Quali canzoni? «Non ricordo il titolo della sua preferita: aspetti che vedo sui suoi cd. Li ho tutti. Ma come fa quella... ‘‘Mon amour, lalalala’’»
Lei quali canzoni preferisce? «A me piace la musica italiana. Non le canzoni classiche. I miei cantanti preferiti sono Laura Pausini, Tiziano Ferro, Nek. E poi c’è la colonna sonora di Scugnizzi, che io canto spesso con Papi Silvio al pianoforte o al karaoke».
Mi racconta qual è la sua barzelletta preferita tra le tante che il premier le racconta? «Vi sono due ministri del governo Prodi che vanno in Africa, su un’isola deserta, e vengono catturati da una tribù di indigeni. Il capo tribù interpella il primo ostaggio e gli propone: ‘‘Vuoi morire o bunga-bunga?’’. Il ministro sceglie: ‘‘bunga-bunga’’. E viene violentato. Il secondo prigioniero, anche lui messo dinanzi alla scelta, non indugia e risponde: ‘‘Voglio morire!’’. Ma il capo tribù: ‘‘Prima bunga-bunga e poi morire».
Nei momenti di relax, Berlusconi cosa le confida? «Fa tanto per il popolo. È il politico numero uno. Non dorme mai. Io non riuscirei a fare la sua stessa vita. Quando vado da lui ha sempre la scrivania sommersa dalle carte. Dice che vorrebbe mettersi su una barca per dedicarsi alla lettura. Talvolta è deluso dal fatto che viene giudicato male. Io lo incoraggio, gli spiego che chi lo giudica male non guarda al di là del proprio naso. Nessuno può immaginare quanto Papi sia sensibile. Pensi che gli sono stata vicinissima quando è morta, di recente, la sorella Maria Antonietta. Gli dicevo che soltanto io potevo capire il suo dolore».
Perché? «Ho perso un fratello, Yuri, sette anni fa. A causa di un incidente stradale. Ora è il mio angelo custode».
Noemi, per quale squadra tiene? «Sono patriottica, tifo Napoli. Poi, la mia seconda squadra è il Milan».
Noemi, quando la vedremo in politica, alle prossime regionali? «No, preferisco candidarmi alla Camera, al parlamento. Ci penserà Papi Silvio».

Come si può fare dello spirito? Dell'ironia? E' tutto così pazzesco senza bisogno di altri commenti. A farmi rabbrividire sono, nell'ordine: 1 una diciottenne che immagina che la strada per la politica passi per l'esposizione di diverse parti anatomiche; 2 che il nostro (o meglio di chi l'ha votato) Presidente del Consiglio assomigli a un ibrido tra un vecchio playboy in disarmo e un pedofilo in vacanza in Thailandia; 3 che il più letto dei giornali italiani perda tempo a intervistare una cretina.

Mi è venuto così in mente che l'unico presidente al mondo che veniva chiamato "Papi" era François Duvalier, per oltre una ventina d'anni padrone assoluto di Haiti. Duvalier, ex medico di provincia esperto di vodoo e magia, tiranneggiò il paese per una quindicina d'anni, facendosi chiamare Papà Doc. Di Duvalier si ricordano l'abitudine a vestirsi di nero con occhiali scuri e cappello da stregone e la particolare ferocia delle sue milizie personali i Tonton Macutes che, secondo le credenze dei poveri haitiani, rapivano gli oppositori politici trasformandoli in degli zombi. Alla sua morte, salì al potere il figlio, Jean Claude Duvalier, soprannominato Baby Doc.

Non siamo Haiti eppure abbiamo il nostro Papi, tanti aspiranti Baby e parecchi zombi.

mercoledì 29 aprile 2009

Treni

Sono già scappato altre volte da Yuma.
Ragazzi, sul binario tre parte il locale per Empoli!


Ci sono tanti treni e tante stazioni nella storia del cinema. Una delle più intense attese di un treno sta in un western del 1957 diretto da Delmer Daves, 3:10 to Yuma (conosciuto in Italia come Un treno per Yuma). Una grande storia.



Più piccola, invece, appare la scelta di riesumare il treno in campagna elettorale da parte del partito democratico. Già nel 2001, Rutelli aveva usato i binari per la non fortunatissima campagna elettorale, così, dopo la parentesi del pullman veltroniano del 2008, si torna in carrozza per le europee.
Dai rendiconti giornalistici, l'atmosfera intorno al treno pd non mi pare delle più avvincenti. Una fermata veloce in stazione, qualche battuta su Berlusconi, un bicchiere al bar, strette di mani, saluti e via verso una nuova stazione. Non mi pare un granché; soprattutto perché immagino che mentre il pendolare Franceschini viene scarrozzato da Pizzighettone a San Giovanni Lupatoto, il Berlusca viaggi con jet supersonici da Roma a Milano e in perfetta sintonia col paese.

Forse sono il solito snob, eppure il treno pd non mi ricorda quello per Yuma, ma un altro treno, sempre di uno straordinario film: Amici miei.




I dirigenti del partito sono quelli affacciati ai finestrini.