Avendo i giornalisti chiesto un commento a Veltroni sulla rinuncia di Sonego alla candidatura, il sempre giovane e moderno ex segretario del partito democratico ha dichiarato di non conoscere Ludovico Sonego, ma solo Rodolfo Sonego: uno sceneggiatore di qualche anno fa.
Che classe, che cultura, che modernità il Walter. Lui non è un vecchio e vetusto dinosauro ma un attualissimo animaletto.
Ma i dinosauri, si sa, non demordono e il Sonego (l'ex assessore) prende la penna e scrive un articoletto pubblicato sul Messaggero Veneto.
«Per me Sonego è Rodolfo, lo sceneggiatore». Traduco in chiaro il significato delle dichiarazioni virgolettate che l’onorevole Veltroni ha reso ai giornalisti i quali, a margine di una manifestazione elettorale del Partito democratico, chiedevano il suo commento sulla mia decisione di rinunciare alla candidatura alle europee: Sonego, quello che la direzione regionale del Pd aveva indicato come candidato alle europee assieme a Debora Serracchiani, è un nulla. Una manifestazione di dileggio della persona e del candidato del Pd. Debbo dire che in effetti le dichiarazioni di Veltroni, uomo di cinema, hanno un fondamento, perché Rodolfo è stato un pilastro della produzione cinematografica italiana e, da sceneggiatore di molti film di Alberto Sordi, ha lasciato un segno profondo nella nostra cultura. Ho il rammarico di non averlo mai incontrato, benché un comune amico avesse più volte organizzato l’incontro, poi la visita non fu più possibile perché Rodolfo mancò. Colgo l’occasione per ricordare anche che lasciò Vittorio Veneto per Roma subito dopo la guerra, che trascorse da partigiano in Cansiglio, e che tornò da vecchio nel Vittoriese, nella sua casa di San Giacomo di Veglia. Lì era frequente trovare la Wertmuller, Age, Scarpelli e altri ancora. Ma torniamo al nostro problema politico. Do per scontato che Veltroni conosce più Rodolfo che Lodovico perché il primo è più famoso del secondo; tutti sanno inoltre che non ho mai fatto nulla per avere rapporti con Veltroni perché non ho mai condiviso la sua concezione della politica. Fatta la tara di questi due elementi, rimane comunque l’interrogativo del perché dileggiare la persona e il candidato scelto dal Pd del Friuli Venezia Giulia. Non è bello e non vedo il costrutto. Veltroni è venuto a Udine e ha parlato di grandi questioni planetarie, ma mi colpisce che abbia evitato temi francamente ineludibili come per esempio il caso Englaro, che proprio a Udine ha vissuto un momento cruciale. Nemmeno una parola sul coraggio e sull’intelligenza dimostrati da Furio Honsell e Ines Domenicali, proprio continuità totale con l’ignavia manifestata quando era segretario generale del Pd e che tanto risentimento ha suscitato tra gli elettori democratici. Tra loro anche Debora Serracchiani, che poi fece il famoso intervento all’assemblea dei segretari di circolo. La cosa che mi preme dire è che Veltroni continua a proporci un approccio planetario, per carità anche ricco di suggestioni, ma poi non è capace di mettere nulla di commestibile in tavola per mezzogiorno. Il capofamiglia alla fine deve fare anche quella cosa lì, perché se il tutto si riduce a un approccio onirico, per quanto il sogno sia accattivante, alla fine si muore di fame. E a proposito di fame mi limiterò a rammentare l’imbarazzante gestione della presidenza della commissione di vigilanza sulla Rai e la sparizione di un terzo degli elettori del Pd in un anno di gestione Veltroni. È evidente a tutti che mentre parte la campagna elettorale delle europee sta decollando anche il dibattito del congresso nazionale del Pd che si svolgerà in autunno per la scelta del nuovo segretario. Uno dei temi del congresso sarà quello del rinnovamento e vorrei che tutti facessimo uno sforzo per far sì che il rinnovamento della politica dei democratici fosse rinvenibile nei contenuti e non nelle apparenze, vorrei che ciascuno di noi fosse chiamato a misurarsi con coerenza proprio sul tema dei contenuti. Fare il Pd non è semplice. Cerchiamo di evitare la banale caricatura dello scontro fra vecchie oligarchie di partito. Le nostre difficoltà sono di due tipi: individuare i contenuti del riformismo del XXI secolo e in tale contesto fare la sintesi tra due riformismi gloriosi, ma datati. Quello dei Ds e quello della Margherita. Veltroni ha fallito perché non è stato all’altezza di questo compito e anche a Udine ha dimostrato di essere inadeguato; ora bisogna che lavoriamo tutti per cercare di farcela, insieme. Se la sfida è quella che ho appena descritto, quella dei contenuti, è del tutto evidente che non sarà di per sé l’impeto giovanilistico a salvarci. Fosse così semplice metteremmo in pista i bambini delle elementari, sul terreno del giovanilismo è sempre possibile fare più uno. Propongo invece un approccio più colto. Dovremo metterci di buzzo buono tutti e con la partecipazione di tutti al dibattito democratico, vecchi e nuovi di ogni provenienza, cercare di individuare i contenuti di una politica credibile e utile al paese. Sarà duro e faticoso. Tutto il resto sono solo scorciatoie pericolose e dannose.
E bravo Sonego, concordo; specie per quanto riguarda i bambini: alcuni non crescono mai.
Da bambino mi piacevano i dinosauri.
2 commenti:
per SONEGO andrebbe fatto il trattamento alla " MASINI": c'è da toccarsi le palle ogni volta che si vede in giro! verità alla Pansa. Olè
La battuta sui bambini, però, è notevole.
P.S.
Adesso non rimanertene altri due mesi senza scrivere, infame!
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